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giovedì 13 dicembre 2007

Bocciata dalla Corte Costituzionale la legge Boato

Una grande bella notizia! Ricordate nel post di De Magistris il mio richiamo alla legge Boato, la cui violazione è uno dei capi d'imputazione del magistrato calabrese, legge chiamata vergogna ma non abolita perché ora fa comodo a Mastella? Ebbene, non ci ha pensato il governo ma ci ha pensato la Corte Costituzionale che l'ha bocciata per le motivazioni che allego secondo il comunicato AGI del 23 novembre. L'ho saputo da Pino Cotza, un mio grande amico, al quale dico grazie! Purtroppo l'informazione funziona così, dobbiamo andarcele a cercare! Ed ora? Come la mettiamo? Speriamo che la sentenza del CSM di lunedì comprenda questi passaggi e dichiari il trasferimento di de Magistris immotivato.

(AGI) - Roma, 23 nov. - Disposizioni “incompatibili con il fondamentale principio di parita’ di trattamento davanti alla giurisdizione”. Cosi’ la Consulta spiega perche’ ha deciso di dichiarare l’illegittimita’ costituzionale della Legge Boato, nel punto in cui (art.6, commi 2, 5 e 6) stabilisce che, nel caso di diniego di autorizzazione all’utilizzazione delle intercettazioni ‘indirette’ o ‘casuali’ di conversazioni a cui ha preso parte un membro del Parlamento, la relativa documentazione debba essere immediatamente distrutta.
Tali disposizioni, si legge nella sentenza n.390 depositata oggi, “accordano infatti al parlamentare una garanzia ulteriore rispetto alla griglia dell’articolo 68 della Costituzione che, per l’ampiezza della sua previsione e delle sue conseguenze, finisce per travolgere ogni interesse contrario, giacche’ si elimina, ad ogni effetto, dal panorama processuale una prova legittimamente formata, anche quando coinvolga terzi che solo occasionalmente hanno interloquito con il parlamentare”.
In tal modo, rileva la Corte Costituzionale, “viene quindi introdotta una disparita’ di trattamento non soltanto tra il titolare del mandato elettivo e i terzi, ma tra gli stessi terzi”: le intercettazioni eseguite nel corso di un procedimento penale, secondo la Consulta, “possono contenere elementi utili, o addirittura decisivi, sia per le tesi dell’accusa che per quelle della difesa”.
Ne deriva dunque che “la posizione del comune cittadino, cui quegli elementi nuocciano o giovino - scrivono i giudici delle leggi - viene a risultare differenziata, eventualmente sino al punto da determinare il passaggio da una pronuncia di condanna a una assolutoria (e viceversa), ovvero, quanto al danneggiato del reato, il passaggio dal riconoscimento al diniego della pretesa risarcitoria, in ragione della circostanza, puramente casuale, che il soggetto sottoposto ad intercettazione abbia avuto, come interlocutore, un membro del Parlamento”.

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