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venerdì 30 gennaio 2009

Sul caso Di Pietro - Napolitano

Cari amici,

avrete ascoltato il grande clamore che hanno fatto le parole di Antonio Di Pietro sul Presidente Napolitano e vi sarete chiesti "perché Di Pietro ha offeso Napolitano, perché attacca la Presidenza della Repubblica?". Ebbene, ma cosa ha davvero detto il leader di Italia dei Valori, da quello è necessario partire. Innanzitutto si era ad una manifestazione di vittime di mafia e tra i vari interventi emergeva un aspetto. Possibile che ancora oggi quando tra i magistrati emergono figure come quelle del giudice De Magistris che indagano non solo ulla mafia di quartiere ma allargano lo sguardo fino alle connivenze nazionali, allora debbano essere bloccati, rimossi, umiliati? Questo si chiedevano i parenti delle vittime di mafia. E poi si chiedevano perché De Magistris sia stato così attaccato da governi di entrambi gli schieramenti. Insomma, se la magistratura antimafia viene isolata, se il CSM giudica con il metodo della via di mezzo, se la politica non si differenzia tra destra e sinistra, chi sostiene l'antimafia? Almeno tra mafia e antimafia sarebbe corretto non chiedere par condicio come taluni impuniti fanno sedendo sui banchi del Parlamento. Allora Di Pietro ha fatto appello al Capo dello Stato, unico in grado di levare un cenno rispetto a questo trattamento, a questo stato delle cose. Se parenti di vittime di mafia vedono al processo contro il boss che ha ucciso i loro cari come avvocato della mafia un onorevole che magari siede in commissione antimafia, a chi devono appellarsi? Allora su questo Di Pietro ha detto che il silenzio non è sostenibile e che è necessario che il Presidente sia arbitro terzo. Ma ecco la citazione : Ci possiamo permettere, signor Presidente della Repubblica, di accogliere in questa piazza anche qualcuno di noi che non è d'accordo su alcuni suoi silenzi? Possiamo permettercelo o no? O siamo degli eversori? Siamo dei cittadini normali che ci permettiamo di dire a lei, signor Presidente della Repubblica, che dovrebbe essere l'arbitro, che a volte il suo giudizio ci pare poco da arbitro e poco da terzo. Lo possiamo dire o no? Noi la rispettiamo, abbiamo il senso delle istituzioni, vogliamo essere tranquilli.
(Per leggere l'intero intervento clicca qui)
Che dire, da lì tutti si sono scagliati contro Di Pietro, le sue parole, i suoi modi, senza guardare ai contenuti. Tristezza dell'informazione e del conformismo italiano! Che tristezza!
E Gasparri che ha detto di tutto a Di Pietro, guardate cosa diceva due anni fa...(cliccate)
Viva la libertà di espressione! Viva l'Italia (dei Valori)!!!
INTERVISTE DA PIAZZA FARNESE:

sabato 24 gennaio 2009

ANTONIO DI PIETRO AD ANNO ZERO MAI SMETTERE DI NUOTARE !

Segnalo sul canale Italia dei valori Channel, che riportiamo nella colonna di sinistra del nostro Blog: ITALIA DEI VALORI CHANNEL PRESENTA
1) l'intervento del nostro Presidente Di Pietro ad Anno Zero del 22/01/2009 MAI SMETTERE DI NUOTARE ...
2) ...di seguito potrete trovare altri supporti digitali che affrontano la controversa questione che prende i toni di un thriller sulla Lettera di Mills a Silvio Berlusconi in cui chiede "scusa" al Cavaliere per i disagi causati dai suoi errori ...
3) ...e infine UN CAFFE' CON ANTONIO DI PIETRO, in riferimento alla strada da intraprendere per uscire dalla crisi economica passando attraverso la via della legalità.
potete trovare altro materiale e numerosi approfondimenti su

venerdì 23 gennaio 2009

IDV GRUGLIASCO, APRE IL CIRCOLO



L'ANNO NUOVO E' APPENA COMINCIATO...
CON L'APERTURA DEL CIRCOLO IDV GRUGLIASCO !!!

Si è fatta attendere la risposta della segreteria, dei coordinatori regionale e provinciale ma alla fine posso comunicarvi che l'ultima fatica è stanta compiuta.

Proprio pochi minuti fa è giunta la notizia che in assenza di elementi ostativi o di valutazioni istruttorie contrarie, ricorrendo i requisiti richiesti dallo Statuto Regionale, si esprime parere favorevole alla fondazione di un Circolo IDV a Grugliasco.

Esprimo a nome del Gruppo IDV Grugliasco tutto l'entusiasmo per questo traguardo raggiunto, insieme all'aiuto, al sostegno e alla fiducia dei cittadini che non ci hanno mai abbandonato lungo tutte le nostre battaglie politiche che hanno visto IDV impegnata sul territorio per dare ascolto alle vostre necessità e per tutelare i diritti costituzionalmente riconosciuti.


Continuate a sostenerci non vi deluderemo.


IDV GRUGLIASCO - Per la Tua Grugliasco


martedì 20 gennaio 2009

ALITALIA: UN PASTICCIO ALL'ITALIANA




ALITALIA : UN " PASTICCIO" ALL'ITALIANA. E IL VERO VINCITORE NON E' AIR FRANCE...

“Allez! Finalement!” avrà pensato Spinetta: c’è voluto del tempo ma alla fine il suo progetto su Alitalia si è realizzato e persino a condizioni migliori rispetto a quelle del marzo dell’anno scorso. Tanto che Le Figarò ha potuto titolare "La Francia domina i cieli d'Europa".
Manca solo di vedere Materazzi e Zidane andare per strada a braccetto per completare “l’antipatico” quadretto italo-francese! Mi si permetta dopo questo inciso calcistico anche un breve excursus storico: in Spagna, il 2 maggio del 1808, le truppe napoleoniche stavano portando via dal Palazzo reale di Madrid il principe Francisco De Paula per trasferirlo in Francia (così che Giuseppe Bonaparte potesse governare indisturbato la Spagna). Fu allora che la popolazione iniziò una rivolta al grido di “¡Que nos lo llevan!” (“ce lo stanno portando via!”, riferito al principe).
Da allora il 2 maggio è diventato festa nazionale, dato che da quella rivolta di piazza, nel giro di sei anni, il Paese riuscì a scacciare i francesi. “¡Que nos lo llevan!” deve essere stato anche il pensiero di Silvio Berlusconi nel marzo del 2008, quando disse che era inaccettabile lasciare la compagnia di bandiera in mani straniere. I francesi - era grosso modo il suo pensiero - avranno tutti gli interessi a portare i passeggeri italiani in Francia e non a portare gli stranieri in Italia. Fu così che nacque l’idea della “cordata italiana”.
La cordata è poi arrivata, ma sono tornati i francesi e, come temeva il Premier, i passeggeri italiani saranno trasportati all’aeroporto di Parigi se vorranno raggiungere mete lontane, con grande giovamento delle tasche di Colaninno e soci che, proprio con Air France, hanno ridiscusso le royalty che incasseranno da ogni passeggero trasferito da un volo Alitalia a uno di Air France.
Difficile dire cosa sia andato storto, forse nella testa del Premier le cose dovevano andare diversamente. Forse di “patrioti” non ce ne sono poi tanti in questo Paese o più semplicemente nessuno ha intenzione di mettere capitali (soprattutto in periodi di crisi) in progetti che non sono immediatamente redditizi. A questo può essere dovuto anche il ritardo con cui la “cordata” si è mostrata agli occhi del pubblico.
Da marzo ad agosto sono passati ben 5 mesi e probabilmente una volta spesa la propria parola, non c’era altra soluzione che questa per mantenere la proprietà italiana di un vettore aereo. Ora solo il futuro mostrerà agli italiani, che si sono distratti e divisi tra berlusconiani e anti-berlusconiani, sindacalisti e anti-sindacalisti, pro Malpensa e pro Fiumicino, pro francesi e pro tedeschi, le concrete conseguenze di quanto avvenuto, dato che probabilmente non si sono neanche accorti che già pagano 3 euro in più (qualsiasi compagnia scelgano) di tasse aeroportuali (grazie al decreto “salva Alitalia”) con i quali sarà finanziato un fondo destinato alle “tute verdi” che resteranno senza lavoro.
Insomma si è assistito a un altro dei classici “pasticci all’italiana”, condito da leggi ad hoc discutibili, negoziati ridotti all’osso e nessuna opportunità di discutere il piano industriale e il futuro della nuova compagnia. Ma, cosa ancora più grave, nessuno ha voluto rimettere in discussione il sistema del traporto aereo italiano per disegnarne un nuovo, più adatto a una situazione che nel tempo è mutata con l’espandersi delle compagnie low cost e la scomparsa di un vettore di proprietà pubblica.
Forse nella forma, nel logo e nei colori una compagnia “italiana” resterà ancora per anni. Forse lo stesso risultato lo si avrebbe avuto con la vendita ad Air France (chi le impediva o le impedirà di mantenere vivo il marchio “Alitalia”?). O forse ancora la nuova Alitalia avrebbe potuto decidere di percorrere fino in fondo la strada dell'"italianità" e di sfidare da sola il mercato mantenendosi un piccolo vettore regionale indipendente: una mossa suicida che avrebbe portato al fallimento dell’azienda in pochi anni.
Dunque diciamolo con serenità: presa una strada e costruito un determinato piano industriale non c’erano alternative al verificarsi dei fatti cui assistiamo. Il problema è che i nodi di Alitalia non sono stati ancora risolti. Si diceva che l’intromissione della politica era uno dei problemi della “vecchia” compagnia. Purtroppo quella “nuova” nasce con lo stesso vizio: leggi costruite appositamente dalla politica per limitare la concorrenza, trattative portate avanti in sedi istituzionali proprie del mondo politico, pressioni per la scelta del partner e dell’hub di riferimento, per non parlare della bagarre tra schieramenti politici cui stiamo assistendo negli ultimi giorni.
C’è anche un altro nodo irrisolto: si diceva infatti che la vecchia compagnia era un enorme costo per i contribuenti. La nuova lo è e lo sarà altrettanto per almeno sette anni, dati i debiti della vecchia compagnia lasciati allo Stato e gli ammortizzatori sociali per gli ex dipendenti messi in cassa integrazione (ma quand’è che agli italiani saranno concesse informazioni e potere decisionale su come vengono spesi i loro tributi?).
A proposito di lavoro, si diceva anche che troppo forte era il potere sindacale nella “vecchia” compagnia. Nella “nuova” il problema permane, tanto che un sindacato autonomo come SdL è arrivato a chiedere lo stop delle assunzioni nella nuova compagnia, perché molti dipendenti a cui viene dato il posto arrivano su precisa “raccomandazione” dei sindacati.
Si diceva anche che Malpensa e Linate non potevano convivere, e che il primo era “irraggiungibile” da Milano, ma le cose non sono cambiate. Si diceva che Alitalia non aveva mai fatto una scelta precisa tra Malpensa e Fiumicino come hub. Questo problema è l’unico risolto: ora nessuno dei due lo sarà. Infine si diceva che la compagnia si reggeva su logiche che nulla avevano a che fare con il mercato. Anche qui, purtroppo, il vizio non è stato perso, giacché per uno strano gioco di specchi, la nuova Alitalia viene considerata in continuità aziendale con quella vecchia soltanto quando conviene e fa comodo.
Si decide anche di comunicare ufficialmente il nome del partner a poche ore dalla presa del comando della compagnia, quando ancora non sono stati assunti tutti i dipendenti necessari e non si conoscono le condizioni a cui è stata acquistata AirOne. E che dire del monopolio che avrà la nuova compagnia rispetto alla “normalità” degli altri Paesi europei?
In sintesi questo “pasticcio all’italiana”, che ha richiesto mesi di preparazione, consegna al Paese una compagnia piccola, di fatto in mano straniera, e per nulla conveniente per i passeggeri italiani, oltre che un sistema del trasporto aereo in totale declino. Una sconfitta per il Paese. Ma il vero vincitore non è Air France. Nell’ombra dell’altare al contribuente ignoto, infatti, pare sia stato acceso un cero a forma di airone: “per grazia ricevuta”. Merito della magica "Intesa" di una fenice...
Autore: Juanfran Valerón www.ilsussidiario.net
L'ANALISI
il tenore generale degli articoli riguardanti la vicenda dell'Alitalia cheindicano AirFrance come principale beneficiaria dell'operazione occultano invece alcune informazioni importanti che permetterebbero di individuare in altri gruppi i veri beneficiari dell'operazione:
1) AIR FRANCE- KLM avrebbe acquistato Alitalia in primavera con debiti, personale ed impegni di investimento per oltre 4MDI di euro,CAI ha comperato una azienda "pulita" da personale in eccesso debiti finanziari e verso i fornitori vari per poco più' di 1 miliardo di €.
2) Gli azionisti di CAI hanno già rivenduto il 25% della loro partecipazione per 320 mio di € realizzando in pochi settimane una plusvalenza di oltre 20% sul capitale iniziale (tra l'altro non ancora completamente versato).
3) Il sig Toto ha ceduto la sua azienda con una valutazione 6 volte più' elevata di quella di Alitalia sbarazzandosi di un debito di circa 600 milioni di € (che mai avrebbe potuto rimborsare )e con un contratto, molto redditizio secondo gli esperti di settore, di locazione ad Alitalia di aerei che ancora non possiede.Nel caso di cessione ad AF-KLM in primavera , Air One era destinata ad una scomparsa molto rapida.
4) La realizzazione della plusvalenza finale sulla operazione sarà incassata dagli azionisti di CAI quando sarà effettuata la cessione totale di Alitalia ad AF-KLM probabilmente fra 2-3 anni.
5) Intesa principale sponsor di Toto/Air One e nel recente passato agguerriti avversario della fusione con AF-KLM ha recuperato grazie alla cessione a CAI una parte importante dei suoi crediti verso Air-One altrimenti inesigibili (si parla di oltre 500milioni di €)Mi sembra che questi fatti indichino che i furbetti in questa situazione siano stati ii soliti Colaninno, Toto, Passera e altri patrioti vari..

venerdì 16 gennaio 2009

REFERENDUM LODO ALFANO - DEPOSITATE LE FIRME -

REFERENDUM CONTRO IL LODO ALFANO

TG La7


COS'E' IL LODO ALFANO ? - ANALISI COMMA PER COMMA.

ANALISI, COMPRENSIONE, SINTESI COMMA PER COMMA.
Il cosiddetto lodo Alfano (l. 124/08) è un provvedimento varato dal Governo italiano e successivamente convertito in legge, il 22 luglio 2008. È storicamente connesso con una precedente proposta di legge, il lodo Maccanico-Schifani, poi in parte abrogata per incompatibilità con alcuni principi costituzionali. Per la precisione, la Corte Costituzionale annullò il 13 gennaio 2004 l'articolo 1 del disegno nel quale si garantiva l'immunità penale alle cinque più alte cariche dello Stato (il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente della Corte Costituzionale) per l'intera durata del loro mandato.

Il provvedimento
Nel giugno 2008 il Governo Berlusconi IV ha espresso la volontà di riproporre un nuovo disegno di legge riguardante l'immunità alle alte cariche (stavolta solo le prime quattro, facendo cioè rientrare il Presidente del Consiglio ma escludendo quello della Corte Costituzionale): è stato denominato lodo Alfano[1] dal nome del proponente, il ministro della Giustizia Angelino Alfano. A parere del guardasigilli, il nuovo provvedimento si differenzierebbe dal lodo Schifani, che riprende in termini di contenuti, in quanto compatibile con quanto indicato nella sentenza della Consulta che lo aveva abrogato. Le modifiche apportate da questo Lodo al precedente sono diverse, tra cui il termine di legislatura per la sospensione dei processi e la possibilità di proseguire con le azioni civili di risarcimento.

Controversie
La coincidenza della rapida approvazione di questo disegno legge con l'imminente conclusione del processo a Milano sulla corruzione in atti giudiziari dell'avvocato inglese David Mills che vedeva come coimputato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha alimentato le proteste dell'opposizione.
L'opposizione del PD ha fatto risaltare soprattutto, nella sua critica al testo, l'alterazione dell'equilibrio tra principio di sovranità popolare (articolo 1 Cost., che sancisce il diritto agli eletti dal popolo di esercitare la funzione governativa nei limiti sanciti dalla costituzione stessa) e principio di eguaglianza dinanzi alla legge (articolo 3 Cost., che sancisce che nel rendere conto alla giustizia tutti i cittadini versino nelle medesime condizioni difensive, senza vantaggi aggiuntivi derivanti dal prestigio della carica rivestita dall'imputato)[2]. Differente l'opposizione dell'Italia dei Valori che ha battuto soprattutto sul privilegio creato per il premier sotto inchiesta. Sottolinea l'Idv che ad un ipotetico arresto in flagranza di un premier colto sul fatto in crimini - fossero anche di sangue - non potrebbe, mercè il lodo, fare seguito alcun procedimento penale per cinque anni[3]. Per tale motivo l'Italia dei Valori ha avviato, il 30 luglio 2008, ad una settimana dall'approvazione del Lodo, una raccolta di firme per indire un Referendum abrogativo su tale legge. Il quesito referendario depositato in Corte di Cassazione così recita: "Volete voi che sia abrogata la legge 23 luglio 2008, n. 124, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 25 luglio 2008, recante Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato?". La raccolta firme è iniziata l'11 ottobre 2008 e verrà effettuata in 3500 piazze italiane fino al dicembre 2008. Il 7 Gennaio 2008 sono state depositate dall'Italia dei Valori presso la Corte di Cassazione un milione di firme a sostegno del referendum abrogativo contro il Lodo Alfano.
Il provvedimento è stato invece accolto positivamente dalla maggioranza di centrodestra, in particolar modo dal premier Berlusconi che ha definito "il lodo di cui si parla [...] il minimo che una democrazia possa fare a difesa della propria libertà"[4] e inoltre "[...] necessario in un sistema giudiziario come il nostro, in cui operano alcuni magistrati che, invece di limitarsi ad applicare la legge, attribuiscono a sé stessi e al loro ruolo un preteso compito etico"[5].
Il lodo Alfano, introducendo la sospensione di ogni tipo di procedimento penale a carico del Presidente del Consiglio per tutta la durata del suo mandato, costituisce un unicum nel panorama politico europeo, in cui l'immunità è prevista in genere solo per i parlamentari e comunque limitatamente all'esercizio delle loro funzioni: i rappresentanti dell'esecutivo non godono di nessuna agevolazione in questo senso. In alcune nazioni l'immunità per ogni tipo di procedimento è garantita ai capi di stato (Grecia, Portogallo, Francia) o ai reali, ma mai alle cariche governative[6], come è stato evidenziato dall'A.I.C. a proposito del Lodo, ritenuto dall'associazione incostituzionale[7].
Il disegno di legge è stato approvato dalle Camere in virtù della votazione conforme del Senato tenutasi in seconda lettura il 22 luglio 2008 con 171 sì, 128 no e 6 astenuti, diventando legge con la promulgazione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Quest'ultimo ha desiderato affidare ad una Nota del Quirinale[8] le motivazioni che l'hanno spinto a firmare tale legge, nonostante le accese polemiche che questa aveva suscitato.
Il 27 settembre 2008, il pubblico ministero di Milano Fabio De Pasquale ha sollevato il dubbio di costituzionalità nel corso del processo Berlusconi-Mills. Il tribunale ha accolto il pronunciamento, e ha presentato alla Corte costituzionale la richiesta di pronunciamento sul lodo[9].

Sintesi del provvedimento
- Analisi comma per comma -
Ecco, comma per comma, la sintesi del contenuto del Lodo Alfano, costituito da un articolo e 8 commi.

Sospensione dei processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato (articolo 1, comma 1). Sospensione dei processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato. La sospensione opera per il Presidente della Repubblica, per il Presidente del Senato, per il Presidente della Camera, per il Presidente del Consiglio dei ministri. La sospensione opera dalla data di assunzione della carica o della funzione e si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l'assunzione della carica.
Rinuncia alla sospensione (articolo 1, comma 2). L'imputato o il suo difensore munito di procura può rinunciare alla sospensione in ogni momento.
Assunzione delle prove non rinviabili (articolo 1, comma 3). Nonostante la sospensione del processo il giudice potrà procedere, se ne ricorrono i presupposti, all'assunzione delle prove non rinviabili. Secondo la relazione illustrativa del provvedimento si tratta di una valvola di sicurezza che salvaguardia il diritto alla prova e impedisce che la sospensione operi in modo generale e indifferenziato sul processo.
Prescrizione (articolo 1, comma 4). Alla sospensione del processo è collegata la contestuale sospensione dei termini di prescrizione.
Durata della sospensione (articolo 1, comma 5). La sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile (su questo punto però si pone una eccezione, nel caso di una nuova nomina nel corso della stessa legislatura). Secondo la relazione illustrativa al provvedimento questo regime speciale sarebbe imposto dalla diversa durata delle 4 cariche interessate dal provvedimento.
Trasferimento dell'azione in sede civile (articolo 1, comma 6). In caso di sospensione possibilità per la parte civile di trasferire l'azione in sede civile.
Disposizione transitoria (articolo 1, comma 7). Sospensione estesa anche ai processi penali già in corso, in ogni fase e grado, all'entrata in vigore del provvedimento.
Entrata in vigore (articolo 1, comma 8). Il provvedimento entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

LINKS
^ Testo della legge

^ Intervento del senatore Ceccanti al Senato, resoconto stenografico dell'Assemblea del 21 luglio 2008.

^ Intervento del deputato Di Pietro alla Camera, resoconto stenografico dell'Assemblea del 17 luglio 2008.

^ Immunità del premier, anomalia solo italiana, la Repubblica, 22 luglio 2008

^ Appello dei 100 costituzionalisti

^ Nota del Quirinale sulla firma del Lodo Alfano (su http://www.quirinale.it/)

^ Il pm chiede l'invio alla Consulta anche degli atti del processo Mills, la Repubblica, 27 settembre 2008

Voci correlate
Procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi

Andreotti, no grazie!

Chi è capace di capire non ha bisogno di spiegazioni. Chi non può capire non capirà mai.
(Lama Jongden)



martedì 13 gennaio 2009

1500 RINGRAZIAMENTI







Il nostro nuovo anno inizia volutamente in ritardo e oggi vogliamo farVi i nostri migliori auguri. Proprio il 7 gennaio, subito dopo l’Epifania, Italia dei Valori ha consegnato in Cassazione più di un milione di firme per un referendum contro il Lodo Alfano. Questa legge garantisce l’assoluta immunità al Presidente del Consiglio, al Presidente della Repubblica, al Presidente della Camera e al Presidente del Senato ed è stata approvata perché Silvio Berlusconi doveva bloccare i processi nei quali era imputato. Un Parlamento fatto di nominati e non eletti si è piegato alla volontà del Capo approvando questa legge in pochi giorni. In questi stessi giorni il riaprirsi del caso De Magistris, che ci ha visti schierati a difesa dell’autonomia dei magistrati, testimoniava l’arroganza con la quale la classe politica continua a sottrarsi ad ogni controllo o limite.
In questo scenario abbiamo voluto inviare un messaggio chiaro. Il nostro 2009 inizia quindi con un segnale forte. Più di un milione di cittadini italiani ha firmato per dire no e per ribadire che la legge deve essere uguale per tutti. Più di un milione di cittadini ha utilizzato uno strumento che la Costituzione offre, per ribadire il proprio sdegno per questo stato di cose.

Con questo messaggio vogliamo ringraziare gli oltre 1500 grugliaschesi che hanno sostenuto questa campagna con la loro firma e tutti coloro che in qualche modo ci hanno dato una mano o che hanno apprezzato il nostro impegno per un’iniziativa non partitica ma di principio. Mai come in questa occasione abbiamo sentito vicini e solidali i nostri concittadini.


Molti critici, prima della raccolta firme, ci dicevano che il referendum è uno strumento rischioso, che alla fine sarà difficile ottenere la cancellazione della legge, che i cittadini non avrebbero capito. Noi ci abbiamo creduto e lo abbiamo ritenuto un impegno morale per il nostro Paese, al di là del risultato.

Quando si crede in qualcosa è giusto agire.

Se si pensa all’arrivo prima di partire si resta
sempre immobili e raggiungere un qualche obiettivo
diventa
impossibile.

I cittadini hanno capito e la risposta che Grugliasco ci ha dato è
stata straordinaria e di questo Vi ringraziamo di cuore.
Per questo oggi, dopo aver raggiunto questo importante obiettivo, siamo pronti a farVi gli auguri di un buon anno nuovo, un anno che continuerà a vederci come strenua opposizione ad un Governo che persevera nell’anteporre gli interessi di Silvio Berlusconi a quelli del Paese. Un anno che dovrà servirci a costruire una seria alternativa di governo nazionale facendo appello a tutti coloro che vogliono impegnarsi in prima persona per un serio rinnovamento. Un anno in cui rendere Grugliasco sempre migliore, in cui essere amministrazione vicina ai cittadini, pronta ad ascoltarne i bisogni e a rispondere alle necessità, capace di disegnare e garantire una Città vivibile e accogliente. Un anno in cui sempre più cittadini sentano il bisogno di occuparsi della propria comunità dedicando un po’ del loro tempo alla partecipazione, politica e non.
E se deciderete di condividere le nostre campagne, le nostre iniziative, o semplicemente vorrete conoscerci, non esitate, scriveteci pure a info@idvgrugliasco.it e potremo incontrarci.
Questi i nostri auguri per il 2009.
Grazie ancora di cuore per il Vostro sostegno.

IDV Grugliasco,dalla parte dei cittadini.

domenica 11 gennaio 2009

Alitalia: cornuti e mazziati

La vicenda Alitalia si avvicina a conclusione. La conclusione è una e una sola: cornuti e mazziati, gli italiani, i lavoratori di Alitalia, i lavoratori degli aeroporti di Milano e di Roma, e tutte le persone che ci rimettono un sacco di soldi e di servizi. Ma non ci rimettono tutti: quindici persone, amiche del nostro presidente del Consiglio, ci guadagnano tantissimo.
Si ripropone il problema di sempre. Alitalia è fallita, eppure su tutte le televisioni vi dicono che è stata salvata. No, è fallita: i debiti di Alitalia, tre-quattro miliardi di euro, sono stati messi a carico del contribuente italiano; i beni e i crediti di Alitalia sono stati ceduti a quattro soldi ai soliti furbetti del quartierino, ben conosciuti all'ufficio anche per problemi giudiziari, persone che in un Paese normale non dovrebbero neanche più fare attività imprenditoriale, e invece vengono nominati Cavalieri nel merito.
Ora che il dramma si è concluso, abbiamo oltre 10 mila persone, che lavoravano in Alitalia, che stanno a terra, e non è colpa loro se Alitalia è fallita. E' fallita perché c'erano degli amministratori che hanno sbagliato la politica di governo di Alitalia, e c'erano i politici che hanno sbagliato a farsi la politica degli affari loro. Ve lo ricordate? Alcuni ministri in carica, che si son fatti fare una linea apposta per loro, magari Roma-Albenga, soltanto perché abitavano da quelle parti. E' chiaro che poi si va in debito. Vi ricordate? Alcuni amministratori vengono buttati fuori, perché incapaci e incompetenti, con ben otto milioni di euro di buona uscita.
Ora che la frittata è fatta, che cosa si può fare? Bisogna innanzitutto modificare la legge che è stata fatta apposta per prevedere l'irresponsabilità di chi ne sta approfittando, cioè: per tutto quello che accade in questo periodo non si è responsabili ne penalmente, ne civilmente ne amministrativamente. Quella norma bisogna toglierla, cosi almeno ognuno può rispondere davanti alla legge.In secondo luogo, piaccia o non piaccia, bisogna mettere in condizione Cai di mettere in gara l'individuazione del partner per vedere chi offre più e meglio, non per i suoi interessi, ma per gli interessi degli italiani.In terzo luogo bisogna che colui che ha una concessione la paghi davvero. Questo è un altro problema italiano: si prendono una concessione italiana a quattro soldi, come quelle delle slot e dei servizi a terra, e poi si specula molto sopra.
Credo che in questo momento dobbiamo stare vicini ai lavoratori, che devono avere garantiti i loro posto di lavoro, cosi come ce l'avevano prima, e che non debba passare sulle loro teste quelle che sono le speculazioni di un gruppo di cosiddetti “finanziatori”. Credo che dobbiamo mettere al primo posto il diritto di ogni italiano al trasporto, anche al trasporto aereo, e in questo senso dobbiamo sapere bene e da subito se Cai terrà in piedi soltanto quelle rotte e quelle linee dove ci stra-guadagna o anche gli altri servizi che comunque servono per far funzionare i servizi di trasporto. Un trasporto che deve garantire tutti i cittadini, e non soltanto una certa fascia, una certa area, e chi può permettersi di pagare certi importi.
Noi dell'Italia dei Valori siamo stati e continueremo a stare vicino ai lavoratori di Alitalia, ai lavoratori a terra sia di Fiumicino e di Malpensa, perché in questa guerra tra poveri preferiamo stare dalla parte dei poveri piuttosto che vederli in guerra tra di loro.

Riforma universitaria:

Governo di Baroni,

Sono passati solo pochi mesi dal ddl Gelmini sulla riforma scolastica e ci ritroviamo nelle stesse condizioni iniziali: uno spot elettorale. Il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Questo Governo continua a manifestare con i fatti l’espressione più ampia della libertà dell’uomo: l’incoerenza! Questa riforma universitaria l’hanno definita un passo avanti verso la meritocrazia. Ma in che maniera può esserlo, se l’unico cambiamento in materia universitaria è quello di portare da tre a cinque i membri della commissione esaminatrice per i concorsi di prima fascia?
Se ci fosse stata davvero la volontà di dare un’innovazione autentica all’università italiana, che langue sui bassi fondi delle classifiche europee, avrebbero dovuto prevedere i concorsi su base nazionale e non locale; avrebbero dovuto riformare il criterio della valutazione dei titoli ed inficiare le pubblicazioni con 10/20 nomi che servono solo a traghettare persone estranee alla ricerca nell’Olimpo dei più famosi scrittori. Bamboccioni onniscienti che spaziano nelle più svariate discipline, risultando sempre presenti in ogni lavoro.
La riforma non prevede alcuna verifica che attesti che gli studi siano avvenuti realmente, né quale sia il contributo di ciascun autore. Non è prevista l’abolizione dei profili professionali di comodo, quelli che in gergo universitario vengono definiti “medaglioni” cuciti su misura sui candidati destinati a vincere i concorsi.
Persiste l’eccessiva frammentazione dei settori scientifico disciplinari che conferiscono autonomia e potere a comunità piccolissime di studiosi, altro che i “macro-settori” da noi auspicati! La nuova normativa ignora totalmente gli studiosi europei esperti e scienziati nel settore per la valutazione dei candidati, limita la selezione oggettiva del candidato e conferisce uno strapotere tutto italiano ai professori di prima fascia che, nel giro di tre o quattro concorsi ritornano ad essere i giudici indiscussi di tutte le competizioni che avvengono nei nostri Atenei: "questa volta ti sistemo il figlio di Tizio, la prossima volta mi fai vincere il figlio di Caio!"Queste sono solo alcune delle modifiche sostanziali necessarie a cambiare in meglio la nostra università che ci saremmo aspettati, e quella dell’Idv, non è una critica pregiudiziale al provvedimento di questo Governo che, anche nel campo dell’università e della ricerca ha inteso per la nona volta porre la fiducia.
È necessario convincersi che bisogna per prima cosa stroncare il fenomeno del nepotismo, se vogliamo davvero aprire le nostre università ai più virtuosi ed intercettare il merito. Nelle università italiane si perpetuano da anni sempre gli stessi cognomi e si effettuano le programmazioni concorsuali ad hoc, prima ancora che il rampollo di turno giunga alla laurea. Da più parti d’Italia ci segnalano che già durante la scuola di specializzazione i figli della baronia al potere vincono il concorso per ricercatore. Discenti e docenti allo stesso tempo! È qualcosa di incredibile! Sarebbe bastato inserire un solo articolo nel provvedimento, che ora si è trasformato in legge attraverso la fiducia, per vietare l’accesso al ruolo di ricercatore a chiunque non abbia effettuato un dottorato post-specializzazione. Ma purtroppo questo non è stato fatto e ancora oggi dovremo assistere al fenomeno, solo italiano, che gli specializzandi-ricercatori di chirurgia insegnino chirurgia nelle nostre facoltà di medicina pur non avendo nessuna esperienza chirurgica. Oppure, sarebbe bastato impedire, con un altro articolo, la partecipazione ai concorsi nelle università ai candidati che hanno un parente stretto che riveste un ruolo apicale in quell’ateneo . Ma nulla di fatto!
Ancora oggi, dopo l’approvazione di questo decreto legge, i trucchi per vincere i concorsi universitari sono tutti possibili: il predestinato vincitore, non appena laureato, viene inserito in tutte le pubblicazioni scientifiche, gli si fortifica il curriculum e quando le carte sono a posto gli viene bandito il concorso. Un concorrente per un solo posto!Non è questa la strada per intercettare il merito, cari signori del Pdl, e quello della riforma universitaria appare più un mero spot elettorale che una reale volontà di cambiare le cose da parte di questo Governo… di baroni!