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lunedì 22 dicembre 2008

Di Pietro e il Leader della Sinistra


http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5371&ID_sezione=&sezione=


Di Pietro e il leader della sinistra.

<<Sono d'accordissimo sull'analisi di Lucia Annunziata oggi su La Stampa del voto abruzzese, della crisi del PD e della vittoria di Di Pietro>>:

La reazione principale del PD a questo risultato pare essere, attualmente: mai più alleati con Di Pietro; ma mi pare che sia una reazione affrettata, e oltremodo errata. Vediamo perché.
Dice L.Annunziata " E se fosse proprio Di Pietro il leader che gli elettori del Pd vorrebbero?"
Già, perché qui sta il punto, da qui dovrebbe partire l'analisi del voto di chi si riconosce nell'area del centro sinistra, altro che ripudiare la possibilità di essere alleati dell'IdV in futuro.
E cos'è che fa DiPietro che potrebbe essere proprio quello che gli elettori di centrosinistra vorrebbero? Giustizia, in senso ampio, e critica alla classe dirigente, dice LA.
Giustizia, nell'accezione più ampia del termine, significa non solo quella delle aule di giustizia. Anch'essa, naturalmente. Ma significa anche più giustizia sociale. Un esempio molto semplice: quando Silvio Berlusconi dice che non bisogna assecondare la crisi, ma bisogna continuare a consumare per non generare effetti sempre più gravi sulla nostra fragilissima economia, dice una cosa sostanzialmente corretta in termini macroeconomici, ma che viene da un pulpito che non si può permettere considerazioni del genere, fatte anche verso quegli ampi strati della popolazione che non ha mezzi per sostenere nemmeno le spese minime correnti, altro che sostenere i consumi. E credete forse che questi ceti sociali in grave difficoltà si riconoscano nella durezza delle repliche rozze ma efficaci di DiPietro o nelle pacate argomentazioni un po’ soporifere di Veltroni?
Quando DiPietro risponde semplicemente, banalmente a Silvio Berlusconi: mette in evidenza in modo semplice, chiaro, diretto le contraddizioni della nostra politica, e delle affermazioni del nostro Presidente del Consiglio, ormai messo a tacere persino dal più moderato Bossi, ed è tutto dire.
Chi ha votato DiPietro intende contrapporsi alle decisioni di questo Governo e agli atteggiamenti e alle parole del Pres.dC, nettamente e senza mezzi termini. Altro che ricerca del consenso, altro che decisioni bipartisan e condivisioni di alcunché. Del resto, la virulenza dello scontro tra i due poli, rende evidentemente inadeguato e forzato qualsiasi tentativo di pacatezza. Finché Silvio Belrusconi sarà a capo del Popolo della Libertà, e a meno che il centro sinistra possa mai rinunciare ad opporsi su alcune questioni fondamentali e perduranti attribuite a Silvio Berlusconi, questa condizione di scontro non potrà che continuare.
E allora, per il centro sinistra, chi le incarna in modo più comprensibile, totale, evidente?
Credo che i politici di sinistra, pur avendo intuito uno dei fattori di successo assolutamente prevalenti in Silvio Berlusconi, abbiano una sorta di snobismo a farlo proprio: la chiarezza della semplicità, a costo della rudezza del politically incorrect. DiPietro ha proprio, invece, quel modo di comunicare, uguale e opposto a Silvio Berlusconi, tanto da riconoscersi reciprocamente, non a caso, nemici giurati.

venerdì 5 dicembre 2008

Why not, domani il Csm ascoltale toghe di Catanzaro e Salerno



La prima Commissione dispone audizioni urgenti: «Serve massima attenzione».
Alfano: «Ho già inviato gli ispettori»

ROMA - Il Csm stringe i tempi sul "Caso De Magistris". Per domani mattina, a partire dalle 10, la Prima Commissione ha disposto l’audizione urgente dei vertici degli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro. Saranno ascoltati dai consiglieri di Palazzo dei Marescialli i procuratori generali presso le Corti d’appello delle due città e i capi delle due Procure. Una decisione adottata dai consiglieri del Csm, riuniti stamattina in seduta straordinaria. «Su questa vicenda occorre la massima allerta e attenzione. Non ci possono essere tempi morti», sottolinea il presidente della Prima Commissione Ugo Bergamo, laico dell’Udc.Davanti alla Prima Commissione sfileranno quindi alcuni dei protagonisti dello scontro tra le due Procure che si è scatenata con le perquisizioni e i sequestri dei fascicoli delle inchieste tolte a suo tempo all’ex pm De Magistris, "Why Not" e "Poseidone". Inchieste ancora in corso. A Palazzo dei Marescialli -probabilmente per l’intera giornata, dalle 10 in poi - saranno ascoltati i procuratori generali di Catanzaro Enzo Jannelli e di Salerno Lucio Di Pietro; assieme ai presidenti delle due Corti d’appello, Matteo Casale (Salerno) e Pietro Sirenza (Catanzaro); e ai capi delle Procure delle due città, Luigi Apicella (Salerno) e Antonio Vincenzo Lombardo (Catanzaro).«L’unica soluzione è fare immediatamente delle riforme che pongano una nuova fase per la giustizia italiana, noi stiamo lavorando per questo. Intanto oggi ho inviato gli ispettori per accertamenti preliminari a Catanzaro, così come avevo fatto a Salerno». Lo ha detto, in riferimento al caso De Magistris e al conflitto tra le procure, il ministro di grazia e giustizia Angelino Alfano.

giovedì 4 dicembre 2008

Dal Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato



DE MAGISTRIS: BELISARIO (IDV), CHIAREZZA UNA VOLTA PER TUTTE !

- ROMA - (ASCA)

''Finalmente! Anche se poco alla volta, sta emergendo la verita' su De Magistris, questo coraggioso magistrato contro cui si e' scagliata gran parte della politica e qualche suo collega'': lo afferma il Presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, commentando l'evoluzione delle indagini da parte dei pm di Salerno.''Adesso sulla vicenda De Magistris - continua Belisario - occorre fare chiarezza in tempi rapidissimi, perche' ormai e' palese che contro di lui c'e' stata una montatura. Se ne dovrebbe far carico lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura che, francamente, sulla questione poteva e puo' fare meglio''.

Sul "Caso de Magistris" una guerra tra Magistrati



La procura di Salerno fa perquisire la sede di Catanzaro

NAPOLI - Il «caso de Magistris» s'è trasformato in un aspro scontro tra due procure, quelle di Salerno e Catanzaro, che ha già coinvolto il Csm, il ministro di Giustizia, Angelino Alfano, e persino il presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano ieri ha chiesto d'acquisire elementi dell'inchiesta sui magistrati di Catanzaro. Il ministro Alfano ha chiesto di esaminare gli atti per verificarne gli aspetti disciplinari. Il Csm, invece, ha già aperto una pratica sul caso. E sotto lo «scontro» cova la brace racchiusa nelle 1700 pagine firmate dai pm Dionigio Verasani, Gabriella Nuzzi e dal procuratore di Salerno Luigi Apicella. Se il loro teorema accusatorio fosse provato, saremmo dinanzi a un’inchiesta devastante, sia per l'immagine della magistratura, sia per i rapporti tra politica e giustizia. I pm salernitani parlano di «accordo corruttivo» tra alcuni indagati nelle inchieste «Why Not» e «Poseidone» e alcuni tra i magistrati che hanno ereditato quelle indagini dopo il trasferimento di De Magistris disposto dal Csm. Per la precisione parliamo dei vertici della procura di Catanzaro: il pg Enzo Iannelli, l'ex reggente Dolcino Favi (che avocò l’inchiesta Why not a De Magistris), i sostituti pg Domenico De Lorenzo e Alfredo Garbati, il procuratore aggiunto Salvatore Murone, l'ex procuratore capo Mariano Lombardi. Indagati, a vario titolo, per reati che spaziano dall'abuso di ufficio alla corruzione in atti giudiziari. La procura di Salerno ipotizza un «disegno illecito orientato a favorire - mediante la deviazione del regolare corso dei procedimenti penali, pilotata da intrecci di interessi, costituitisi in precisi accordi tra gli attuali indagati - le persone sottoposte a indagini». Tra gli indagati di «Why not» e «Poseidone», coinvolti in questi accordi, secondo la procura, ci sarebbero l’ex ministro di Giustizia Clemente Mastella, il responsabile calabrese della Compagnie delle Opere Antonio Saladino, il senatore del Pdl Giancarlo Pittelli. I magistrati di Catanzaro avrebbero favorito, «mediante reiterati atti contrari ai doveri di ufficio, e in cambio di utilità promesse e/o ricevute dai predetti indagati, l’esautorazione dalle inchieste» di De Magistris. E non solo: il decreto di perquisizione si parla di «parcellizzazione dei vari filoni di indagine, disintegrazione degli originari disegni investigativi coltivati, progressivo dissolvimento di tracce investigative, anticipata definizione, in senso favorevole agli indagati, di vicende delittuose necessitanti di approfondimenti investigativi ulteriori». È in questo contesto che sarebbero state archiviate la posizioni di Mastella, del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, del senatore del Pdl Pittelli.A Salerno ritengono che l’avocazione dell’inchiesta Why Not e la revoca dell’inchiesta Poseidone siano un passaggio dell’intero disegno criminoso, volto a delegittimare De Magistris, e a disintegrarne poi le inchieste. Il decreto di perquisizione è zeppo di verbali, dai quali compare anche il nome di Lorenzo Cesa, indagato in Poseidone. Dalla segreteria dell’Udc sarebbe partita una telefonata a casa dell'ex procuratore capo Mariano Lombardi proprio il giorno prima che revocasse l’inchiesta a De Magistris.I pm di Salerno hanno sequestrato ai colleghi di Catanzaro gli atti delle inchieste Why Not e Poseidone, un atto che vanta pochi precedenti, e che è destinato a suscitare ulteriori polemiche. Nelle 1700 pagine del decreto di perquisizione, infine, emerge che il ruolo di primo piano, nel «caso de Magistris», l’avrebbe avuto Antonio Saladino, leader calabrese della CdO, in contatto - oltre che con Mastella - con i massimi vertici della giustizia, tra i quali l’ex presidente dell’Anm, Simone Luerti (interrogato dalla procura di Salerno), che avrebbe abitato a Lamezia Terme in una casa riconducibile proprio a Saladino. Inoltre, sarebbero emersi contatti tra Saladino e il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che però ha smentito drasticamente: «Mai avuto contatti con lui».

mercoledì 3 dicembre 2008

s'indaga sul presunto piano per delegittimare l'ex pm del capoluogo calabrese



Caso De Magistris, avvisi di garanzia per molti magistrati di Catanzaro

Perquisizioni, sequestri e notifiche da parte dei pm della procura di Salerno

CATANZARO - Gli atti dell'avocazione dell'inchiesta Why not e della revoca di Poseidone sono stati sequestrati dai carabinieri nella perquisizione disposta dalla procura di Salerno negli uffici della procura generale e della procura della Repubblica di Catanzaro. Le inchieste erano condotte dall'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris.
Luigi De Magistris (LaPresse)I carabinieri hanno perquisito gli uffici del procuratore generale Enzo Jannelli; dell'avvocato generale dello Stato Dolcino Favi; dei sostituti procuratori generali Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo e del pm Salvatore Curcio; dell'ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi; del procuratore aggiunto vicario di Catanzaro Salvatore Murone. Le perquisizioni hanno riguardato anche le abitazioni di alcuni indagati dalle quali sono stati prelevati anche computer.
L'inchiesta parte dalla denuncia dell'attuale giudice del riesame di Napoli, trasferito d'ufficio dal Csm da suo posto di pm a Catanzaro, dopo che le sue inchieste che avevano scosso il mondo politico e giudiziario erano state avocate dagli stessi capi della procura di Catanzaro. Alla procura di Salerno sono aperti più fascicoli, tra cui alcuni che riguardano una serie di denunce presentate contro De Magistris e altre, invece, su un presunto piano per delegittimare lo stesso De Magistris, poi trasferito dal Csm a Napoli al termine di un procedimento disciplinare.

CSM - La prima commissione del Csm si appresta a vagliare «la situazione complessiva» del caso Catanzaro dopo aver ricevuto la comunicazione ufficiale dei provvedimenti presi dalla procura di Salerno. Presso la prima commissione sono già stati aperti dei fascicoli sulla situazione degli uffici giudiziari calabresi.